CENA SOLIDALE CON IL VIDES ALLA CASA DELLA GIOVANE

La cena solidale avvenuta la sera del 20 marzo u.s. presso la Casa della Giovane di via Giulio, a Torino, è stata un’esplosione di fraternità e di partecipazione giovanile, un modo per esprimere vicinanza alle FMA di Betlemme e alle storie difficili e sofferte a cui ogni giorno provano a regalare speranza, in una terra che da innumerevoli anni non conosce la pace.

Il clima di accoglienza, creato con spontaneità dai sorrisi delle giovani in formazione e dalle suore della comunità, è stata la chiave che ha aperto il cuore degli intervenuti, trasversalmente alle età, alle provenienze, ai ruoli… tutti per un po’ si sono lasciati alle spalle gli affanni e le preoccupazioni e hanno provato ad immergersi nel quotidiano di chi è costretto a vivere la guerra, il sopruso, la privazione della libertà.

Ritrovarsi intorno ad una lunghissima tavola imbandita con cura, all’interno di un ristorante insolito – il salone di via Giulio – per condividere un piatto di pasta e fagioli per gli uni, di riso per gli altri, ha comunicato, pur in silenzio, la voglia di esprimere, la motivazione del nostro essere lì, in una sera di primavera, dopo una giornata di impegni e di lavoro.

L’invito della direttrice, suor Celestina Corna, a scegliere di vivere questo momento all’insegna dello scambio fraterno, come modalità per raggiungere con il pensiero e con l’affetto i tanti che stanno soffrendo in terre non così lontane dalla nostra, ha preparato gli animi ad accogliere le toccanti testimonianze che l’hanno raggiunta da Gerusalemme, da Cuba, da Haiti e che ha scelto di condividere, sottolineando non solo le necessità materiali ma il bisogno che questa gente ha di non sentirsi sola e dimenticata.

Mentre ognuna/o dei presenti si lasciava invadere dalla fame dei bambini, dal dolore delle madri, dal senso di impotenza dei giovani, è arrivato come un dono il collegamento diretto da Betlemme con Lina, una giovane studentessa di Scienze dell’Educazione vissuta per qualche tempo nella Casa della Giovane, a cui sembra molto legata, che, presentandosi, ha detto come ventuno dei suoi venticinque anni di vita sono trascorsi nella guerra, tra i missili che solcavano e solcano il suo cielo, tra  i muri da cui la città è circondata, tra l’esplosione delle bombe. Molti adulti e giovani hanno perso il lavoro, esperienza che sta vivendo anche lei, non solo perché il turismo è ormai inesistente ma perché viene impedito loro di spostarsi anche solo da Betlemme a Gerusalemme, dove, se pur limitate, esistono maggiori possibilità.

Quello che ha colpito di più, in questo suo lasciar parlare il cuore, è stato il sottolineare come le uniche che reggono, in una situazione in cui pare impossibile credere alla pace, dal momento che quest’ultima senza giustizia non può esistere, sono la fede e la preghiera, punto fermo di tanti giovani del suo gruppo parrocchiale. Questo è stato confermato dal video che ha condiviso, dove è emerso come la recita del Rosario e la Celebrazione Eucaristica siano fondamentali per non perdere la speranza; nel contempo, però, lo stesso video ha manifestato anche la grande sofferenza di non poter raggiungere i luoghi sacri per celebrare le feste cristiane. Prima di salutarci, Lina ci ha proposto di recitare insieme la preghiera a “Nostra Signora che fa cadere i muri”, l’icona che dal 2010 campeggia sulle mura che dividono Betlemme da Gerusalemme.

Dopo questi momenti così intensi, suor Valentina Robazza, a nome della Comunità FMA, ha proposto due opportunità di condivisione, apparentemente legate a due ambiti diversi ma strettamente connesse tra loro. Sono stati distribuiti dei foglietti colorati su cui ciascuna/o ha scritto un’intenzione di preghiera che è stata affidata ad un’altra/un altro dei presenti per creare unità nella comunione; contemporaneamente, siccome la fede senza le opere si svuota del suo significato, tutti, secondo le loro possibilità, hanno compiuto un gesto concreto di solidarietà per far sentire meno solo chi in questo momento manca dell’essenziale.

Il canto che è seguito per invocare la pace, guidato dalle Postulanti e accompagnato dal suono della chitarra, è stato un momento forte che ha offerto l’opportunità di interrogarsi sui gesti di pace che ciascuna/o sceglie di compiere nel quotidiano.

Al termine di questo incontro denso di emozioni, suor Celestina, ringraziando tutti per la partecipazione, ha proposto di recitare insieme il Padre Nostro e ha così rinforzato nei presenti quel desiderio di fraternità che permette di superare l’indifferenza e l’individualismo da cui la nostra società non è esente. E, perché, tornando alla vita un po’ frenetica di sempre, nessuno accantonasse questo desiderio, tutti, prima di andare  a casa, hanno ricevuto un cartoncino con la preghiera insegnata da Gesù, un modo per ricordare che siamo tutti figli di un Padre che ci chiede di prenderci cura gli uni degli altri.