Formazione per Porta Palazzo

Un cammino proposto dall’Ufficio Missionario Diocesano di Torino per formarci e formare al tema della nuova missionari età della Chiesa: questo il regalo ricevuto che desideriamo condividere, perché “insieme si arriva lontano”.

Tre lunedì: 10, 17 e 24 febbraio, in orario serale per consentire la partecipazione di laici e operatori dai vari distretti della Città e cintura, presso la Parrocchia S. Rita di Torino.

Abbiamo partecipato come Associazione riconosciuta dalla Diocesi e inserita nei progetti missionari della Chiesa locale, perché crediamo al respiro ampio di confronto che può crearsi solo se ci si incontra, oltre i nostri reciproci spazi consueti di parrocchia, congregazione e commissioni varie “di campanile”.

Tre incontri caratterizzati da tre “passi” particolari:

 

1)     I fondamenti biblici della Missione (don Claudio Sartori, missionario in Brasile)

2)     La missione oggi ( Padre Antonio Rovelli, missionario in Uganda)

3)     Missione e Parrocchia (Don Marco Prastaro ed équipe del centro Missionario Diocesano)

 

Tutti appuntamenti significativi e densi di riflessioni e suggerimenti interessanti per il concreto operare quotidiano, ma noi vorremmo condividere soprattutto alcuni passaggi del secondo incontro: quello sulla visione di missione oggi, che Padre Antonio, rientrato dall’ Uganda e attualmente responsabile con Sergio Durando della Pastorale Migranti di Torino, ha proposto a tutti noi la sera del 17 febbraio.

 

LA MISSIONE OGGI

“Oggi per parlare della missione e della missione della Chiesa non possiamo non partire dalla realtà che è cambiata…la persona è cambiata. Oggi il mondo non ruota più attorno al campanile: “era” una società che non è più!

Il cambiamento è oggi il nostro mondo. Oggi si parla di secolarizzazione, che non significa ateismo, ma è la situazione in cui la chiesa e la religione perdono ragione e rilevanza sociale: tutto è diventato un affare privato.

La fede, oggi, è un affare privato…una volta lo era l’ateismo…

Sul banco della vita trovo tantissime offerte: prima credevi o non credevi, oggi puoi “credere a modo tuo”. E poi c’è l’indifferenza che convive con un certo tipo di domanda religiosa (vedi pellegrinaggi, viaggi in India ecc…)… Il fenomeno delle migrazioni, inedito e sorprendente nella sua accelerazione: dopo il boom su Lampedusa di qualche mese fa con la visita del Papa non si parla più, ma gli sbarchi continuano sotto il controllo della marina militare…La mobilità umana per tanti è una minaccia, per altri è uno spiazzamento; la crisi taglia le gambe a tutti e questo crea la rivalsa: “perché aiutate soltanto loro?”…

Minacce, attentato… cambiamenti a livello quantitativo e qualitativo…

Nelle classi di catechesi 9 su 10 sono figli di immigrati: dunque la catechesi non può più essere la stessa, la scuola non può più essere la stessa… gli “infedeli” oggi sono diventati vicini!

E la missione è diventata la “missione verso i lontani” non più la “missione lontana”. E’ dialogo con uomini e donne di altre religioni…Il fattore geografico è uno dei tanti, ma non è più l’unico. La chiesa non può più ridurre i confini alla diocesi, ma deve essere ponte di un traffico a due dimensioni, perché la missione è a pieno titolo anche qui, oggi!

Riflettiamo: viviamo “la morte del prossimo, con il web…la morte della prossimità con le nuove tecnologie; puoi essere ovunque e in nessun posto, connesso, ma scollegato!” I valori hanno perso il loro significato. Si vive imbevuti di nichilismo: manca il fine, manca la risposta ai perché!

Se voglio che il mio annuncio sia efficace devo toccare le ferite aperte dell’umanità: queste sono le periferie di Papa Francesco! L’uomo è smarrito…si chiede spesso “dove vado?”…e non ci sono più la chiesa, la piazza , la fontana, le sedi di partito dove un tempo ti identificavi…oggi ti sfiori all’Ikea, ma non ti incontri, oggi non ci sono più luoghi identitari…

Ci sono 53 rotatorie fra Lecco e il mio paese: non ci sono più gli incroci che ci costringevano a guardarci in faccia… anche questo è un segno dei tempi, un simbolo della nuova concezione dell’altro: è la città che dobbiamo evangelizzare, il condominio, non l’Africa… (cfr il n°53 dell’Evangeli Gaudium). Diciamo “no ad un’economia dell’esclusione” che crea degli scarti. Con l’esclusione resta colpita l’appartenenza; essere escluso è peggio che essere oppresso: di fatto sei morto, non conti…A livello nostro una volta era andare dall’Europa al mondo, oggi invece la missione è diventata globale: i confini della fede attraversano il cuore di ogni uomo, non confini, ma crocevia. Ovunque c’è un “dove” c’è una missione!

Il dialogo con le persone diverse è missione. Non è convertire, ma è dialogare insieme per costruire nuova umanità. Dove ci sono muri fisici e biologici, lì dobbiamo essere.

Non una chiesa che ha missioni, ma che è in stato di missione! Non siamo più il centro, il centro sono l’America e l’Africa. Oggi è diventato più facile viaggiare e la missione non è più solo di alcuni: bisognerebbe valorizzare di più le esperienze. Tutti siamo discepoli missionari. (Cfr n°273 EG): la missione non è una parte della mia vita: io sono una missione, siamo marcati a fuoco dalla missione.

Il modello è Gesù Cristo, che sceglie due luoghi privilegiati di annuncio… Gesù ha fatto le più belle cose non nel tempio, ma per strada e a tavola! (Lc 19…Zaccheo, Bartimeo…) Gesù fa missione attraversando la città. Riprendiamo in mano il vangelo e poi diciamoci: “e io?…”

La strada e la tavola dobbiamo tornare per strada e a tavola…! Luoghi aperti!!!

Con gli stranieri Gesù ha abbattuto ogni tipo di barriera… (centurione, samaritana, siro fenicia…)… Vieni sotto il tavolo e guarda la realtà dal mio punto di vista, con i miei occhi. Questa è la nuova evangelizzazione, il vangelo…perché la nuova evangelizzazione è semplicemente il vangelo! Il vangelo è quello di sempre, ma nuovo deve essere il modo di comprenderlo. (Cfr n°114 EG). Il vangelo è fermento, luogo di misericordia gratuita. Incoraggiati a vivere cercando il bene del prossimo, secondo la vita buona del vangelo.

(EG 268): Missione è passione per Gesù e per il suo popolo. Missione e povertà. Noi dobbiamo farci poveri per arricchire gli altri, seguire e imitare Gesù che è andato verso i poveri.  Quali atteggiamenti per essere discepoli-missionari?

Umanità: la chiesa non è una dogana

Prossimità: carità presbite…amiamo i lontani, ma facciamo fatica con i vicini

Superare i pregiudizi: creare occasioni di incontro

Umiltà: condivisione…andare al pozzo e dire: “ho sete”… Con la samaritana…entrambi sono partiti da una condizione di bisogno…

Quante volte la nostra potenza, in Africa, ha pregiudicato le relazioni autentiche?…”Padre, ho bisogno…” e abbiamo creato solo nuove dipendenze…

Ogni comunità è adulta quando esce dal recinto per andare in periferia quando supera le barriere esistenziali e geografiche…

Bisogne rileggere quanto il Papa ha affermato durante la sua visita al Centro Astalli: “servire con attenzione…”

Luogo del dialogo è il “Cortile dei Gentili”, intorno al tempio…qui il luogo del dialogo umano, interculturale e interreligioso..

La cultura non si studia, si incontra nelle persone ed è un dialogo decentrato: lascia che loro, gli altri ti raccontino….

E poi, sempre sull’onda dell’Evangeli Gaudium riprendiamo i numeri 27, 80, 83 e puntiamo con determinazione alla riforma delle strutture…basta dire: “si è sempre fatto così”…”

… e buon cammino a tutti, terra di missione!

 

Sr Julieta e sr Paola FMA, missionarie a Porta Palazzo

 

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